Dal 2002 il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito lo stocco di Mammola nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Calabria (PAT).

ORIGINE

Lo stoccafisso viene importato in Italia (Genova, Venezia e Napoli) dai Paesi nordici dall'anno 1561 e usato come merce di scambio. La Calabria per l'importazione del merluzzo secco faceva riferimento al porto di Napoli (allora capitale del Regno delle due Sicilie), dal quale con piccole imbarcazioni, i battelli, raggiungevano il porticciolo di Pizzo. A dorso di mulo, poi, attraverso le strade mulattiere del tempo, le balle di stocco arrivavano a Mammola. Notizie certe sulle prime importazioni e lavorazioni dello stocco a Mammola, si hanno intorno al primo decennio dell'anno 1800. Altri storici affermano pure che il prodotto era noto già agli inizi del 1700. Successivamente si constatò che il trattamento con l'acqua di Mammola e la tipica lavorazione, dava degli ottimi risultati in termini di qualità del prodotto commerciale, che diveniva sempre più richiesto. Si presume che proprio per questo, si coniò lo slogan, “Mammola: paese dello stocco” valido ancora oggi.

TRADIZIONE

Lo stocco di Mammola è un piatto tradizionale calabrese risalente a molti secoli fa. Anticamente era considerato il mangiare dei poveri, infatti i contadini lo consumavano e lo offrivano ai braccianti in occasione dei lavori duri nella campagna poiché lo stoccafisso era ed è considerato un alimento ad alto valore energetico. Pare, inoltre, che il consumo dello stocco venisse consigliato in quanto determinante un consistente aumento di produzione di latte materno. La tradizione diffusa nella Locride vuole che le famiglie consumino lo stocco durante il Venerdì Santo e la vigilia di Natale.

L’ACQUA

Chi rivende lo stocco a Mammola e lo prepara afferma che la differenza di sapore con altri stoccafissi risieda nella qualità dell’acqua di sorgente locale proveniente dalle Serre: l’acqua di Mammola, paese che è la porta dell’Aspromonte. Una volta, il pesce stocco si lasciava reidratare nei torrenti che portavano questa acqua al centro abitato. Restavano in ammollo, con l’acqua che scorreva tra ciottoli e anfratti, per diversi giorni (anche 15) affinché il merluzzo riprendesse le sue dimensioni.